DUE GIORNI IN VALLE MAIRA A FINE GIUGNO

27.06.2014 00:00

La valle Maira e le sue meraviglie

Il viaggio in Valle Maira (https://www.invalmaira.it/) ci ha permesso di  conoscere un ambiente storico-culturale con tradizioni antiche e la sistemazione al  Camping Lou Dahu (https://www.campingloudahu.com/) è stata ottima .   La prima giornata è preceduta da una “lezione”  sui quadranti solari per iniziare a  capire che la Gnomonica è un'arte antica, ma è soprattutto scienza. Bisogna avere una buona conoscenza dell'astronomia e ad essa è legata la storia dell'uomo e delle sue attività; non manca chiesa o edificio rurale e abitativo che non abbia un orologio solare.

Primo giorno : FABIO... ci racconta la valle.

Il mattino seguente c' incamminiamo in questo percorso Occitano insieme a Fabio (https://www.solariameridiane.it/) un esperto di Meridiane: uno Gnomonista. La parola alquanto arcana deriva il suo nome da “gnomone”, il quale non è altro che una punta sporgente che proietta la sua ombra sul quadrante solare. Dal fondo valle possiamo contare bel 160 orologi solari catalogati e ripristinati in gran parte grazie al lavoro e alla collaborazione dell'associazione culturale “Escarton” (https://www.escarton.it/). Noi andiamo alla scoperta di meridiane D'OC  e non solo, lungo un itinerario tra le borgate in gran parte ristrutturate della Valle Maira nei comuni di Marmora e Canosio. Raggiungiamo la prima tappa presso “Lou Pitavin”  (https://www.loupitavin.it/) , un Clima Hotel. Nato come posto sosta dei viandanti che si avventuravano in queste zone , ora ha intrapreso una strada all'insegna della sostenibilità e tutela della natura in tutti i suoi aspetti, per quanto riguarda la costruzione, fino ad arrivare alla gestione dello stesso hotel. E'una bella costruzione in pietra e legno immersa nell'ambiente montano, lontano da inquinamenti acustici e ambientali.
La seconda tappa fa parte di  un circuito già conosciuto: “ Mistà”
(https://www.ghironda.com/saluzzo/mista/mista.htm). E' la cappella di San Sebastiano e San Fabiano del XV secolo. E' isolata e quasi abbandonata in un contesto boschivo e lontano da qualsiasi segno di vita , anche se collocata all'interno del “sentiero dei mulini”,vicino ad un mulino-segheria. L'interno è affrescato deliziosamente con storie dei Santi.          

La terza tappa è la Borgata “Torello”, dov'è all'opera un gruppo di appassionati futuri cestai che sta imparando l'arte dell'intreccio. Si entra nel sentiero di Giors Boneto, un artista itinerante del diciottesimo secolo, che ha affrescato con motivi religioso-popolari numerosi edifici rurali. Per i sentieri appena tracciati anche tra fronde e sterpaglie, a volte anche impervi, riusciamo a raggiungere borgate nascoste con  scorci di vallate e piccoli ovili. La Borgata “Garino” ha  un'architettura rurale molto particolare. Ci sono ponti di passaggio che attraversano una strada e che permettono l'accesso alla parte superiore dei fienili. Affreschi di Boneto e lunette in pietra di portali, abbelliscono questi muri rurali.

La passeggiata continua e tutti insieme ci inoltriamo sempre più in piccole borgate con architetture caratteristiche della Valle Maira. Urzio (in occitano Uèrs) ha un edificio signorile a più livelli orientato a valle con facciate a vela, colombaie, monofore, portali megalitici. Possiamo vedere molti di questi edifici lungo la Valle...fa parte di un modo di ostentare ricchezza durante il Medioevo. Le borgate si susseguono lungo il nostro cammino e ognuna ha caratteristiche architettoniche uniche, sono sempre in pietra, anche se presentano particolarità diverse. Arata (in occitano Arà) ci mostra una casa signorile con un soppalco sostenuto da una colonna cilindrica. Eccoci, finalmente arriviamo alla Parrocchiale di San Massimo posta a 1548 mt. d'altitudine in posizione isolata. La nostra attenzione è rivolta alle due meridiane poste sulle facciate in posizione angolare. Fabio ci racconta di come le ha scoperte.....(dal sito escarton.it)

“ Avrete sicuramente presente lo stato di conservazione prima dell’avvio dei lavori, due quadri di intonaco praticamente “muti”, biancastri e senza alcuna particolare traccia degli orologi se non poche linee sbiadite in colore rosso. Devo ammettere che avevo, data la mia esperienza, “annusato” che quello che vedevo, e vedevate voi, poteva celare qualcosa di particolare, di più antico e di più bello… avevo visto giusto! Fin dal primo momento in cui ho appoggiato il bisturi per fare un saggio mi sono reso conto che uno strato di calce ricopriva tutto… ciò che avevo vicino al naso non era altro che la ridipintura, probabilmente ottocentesca, di ciò che mi accingevo a scoprire. Una ridipintura dettata sicuramente dalla necessità di “restaurare” qualcosa di rovinato ma un intervento, come molti effettuati tra otto e novecento, grossolano, impreciso. Così ho immaginato dove potesse celarsi la data di realizzazione originale e subito (devo ammettere di aver fatto centro al primo colpo) un 1, poi le tracce di un 6… entrambi a sinistra del foro di infissione dello stilo. A destra, come logico, un 6 ed un 4… 1664, fantastico! E’ sicuramente uno dei quadranti solari pittorici più antichi della valle; solo a Dronero, ai Cappuccini, esiste un quadrante di qualche anno più antico. Un gioiello che svela altri particolari come lo stemma dei committenti, il calendario stagionale (senza segni dello zodiaco), le ore francesi sovrapposte alle italiche. Per ora mi fermo, presto vi aggiornerò sul secondo quadrante, quello ovest perché anche questo riserva delle curiosità.””” Ora le due meridiane sono in perfette condizioni e maestosamente indicano l'ora durante il correre del tempo La nostra camminata continua in un susseguirsi di paesaggi e piccoli gruppi di case sapientemente ristrutturate. Ben presto arriviamo alla borgata Rainero dove sulla facciata meridionale di un edificio rurale troviamo un'altra meridiana. Questa volta non è un restauro ma è una commessa su richiesta. É unica, ed è legata al committente. La bella meridiana costruita ex-novo permette che l'ombra dell'indice dello gnomone tocchi i due marcatori che segnano le date del compleanno delle figlie del proprietario. Ogni meridiana presenta la data, in questo caso è il 2012 e un motto. Qui viene ripreso parte dei “Canti Carnascialeschi - Canzone di Bacco” di Lorenzo De' Medici:  "Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v'è certezza".   La nostra giornata sta per terminare e verso il ritorno ci sentiamo appagati culturalmente e felici di aver conosciuto Fabio e il suo sapere...

Secondo giorno: ENRICO... ci racconta il percorso dei dinosauri.

Il mattino seguente siamo tutti pronti per iniziare una nuova avventura in alta montagna, ma il tempo non promette nulla di buono. Però decidiamo di proseguire e, aiutati anche dalle auto arriviamo in quota dove la scarsa vegetazione ci fa ammirare in tutta la sua imponenza la Rocca la Meja. Il vento è implacabile, ma noi seguiamo con grande interesse le parole di Enrico (https://naturaoccitana.it). Geologo per lavoro e soprattutto per passione, è nato in queste montagne e insieme al padre ha potuto conoscere ogni sentiero e ogni sua pietra. Ora, tramanda questo sapere anche ai suoi figli. Il vento e l'acqua non ci impediscono di fermarci e ascoltare le parole di Enrico il  quale ci dice che siamo sull'altopiano della Gardetta, comune di Canosio, riconosciuto Patrimonio Geologico dell'Unesco.  La vecchia strada militare segna per noi delle tappe dove Enrico ci racconta una storia lontana milioni di anni fa e che sulle rocce ha lasciato segni evidenti di un mare con motivi ondulatori e in alcuni punti anche resti di fossili di molluschi. Le pietre ci raccontano il passare dei secoli e che tra l'Europa e l'Africa un tempo c'era l'Oceano e poi, la nascita delle Alpi. Ma non è tutto! Il sentiero che andiamo a percorrere non è certo facile anche perché il tempo non da tregua. Scendiamo per raggiungere un punto più a valle, attraversiamo un torrentello e arriviamo finalmente davanti a quella roccia che ha reso importante l'altopiano. Proprio qui, per un caso fortuito, Enrico, in un giorno di sole, ha scoperto dei segni che poi si sono riconosciuti come impronte di enormi rettili. Oggi purtroppo  non possiamo vedere molto bene queste orme, perché la mancanza di sole non permette la loro individuazione. Però Enrico, con una lampada al laser riesce lo stesso ad indicarci i punti esatti della scoperta. In effetti riusciamo a distinguere anche il passo che questo dinosauro andava a percorrere. Risaliamo in quota 2335 mt. e raggiungiamo il rifugio Gardetta proprietà del CAI di Cuneo per riposare e rifocillarci davanti a piatti caldi con polenta e formaggi.Il ritorno verso valle lo percorriamo ancora in auto e insieme alla nostra guida concludiamo la giornate al Museo Geologico della Gardetta allestito presso il campeggio Lou Dahu e curato da Enrico Collo. Non è altro che la storia dell'Altopiano, raccontata …. dalle sue rocce.                        

A conclusione di questa bellissima esperienza, ringraziamo i nostri esperti accompagnatori che hanno trasformato questo fine settimana in un momento culturale di alto livello , senza trascurare l'aspetto naturalistico che ci ha entusiasmati in modo particolare.